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“Beni culturali e lavoro: l’occasione mancata per un nuovo Rinascimento italiano”


Beni culturali e lavoro: loccasione mancata per un nuovo Rinascimento italiano

Pensieri, riflessioni ed opinioni di Salvatore Guerriero, Presidente Nazionale ed Internazionale della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO e Direttore Generale AGENZIA EUROMEDITERRANEA DI SVILUPPO

L’Italia possiede il più vasto e ricco patrimonio culturale al mondo, un’eredità inestimabile che potrebbe diventare il motore di una vera rivoluzione economica e occupazionale. Eppure, la trascuratezza che affligge il settore continua a essere un paradosso intollerabile. Mentre le cifre dimostrano un crescente interesse per musei, siti archeologici e monumenti, l’investimento pubblico rimane insignificante: meno dello 0,5% del bilancio dello Stato è destinato alla cultura.

Il risultato? Strutture mal gestite, organici ridotti all’osso e il ricorso a personale precario e sottopagato. Nel frattempo, il Paese soffre di una disoccupazione intellettuale allarmante, con migliaia di giovani formati in discipline umanistiche e artistiche che faticano a trovare sbocchi professionali.

Eppure, il patrimonio culturale italiano rappresenta una straordinaria opportunità per nuove imprese, attività e servizi, in grado di trasformare la cultura in un volano economico. Dall’innovazione digitale applicata ai beni culturali al turismo esperienziale, fino alla creazione di start-up specializzate in restauro, valorizzazione e promozione territoriale: le potenzialità sono immense.

Il decisore pubblico ha davanti a sé un’occasione storica. Investire nella cultura non è solo una questione di tutela e conservazione, ma un’opportunità per creare ricchezza, occupazione e sviluppo locale. È il momento di ribaltare la logica assistenzialista e di supportare la nascita di imprese legate ai beni culturali, incentivando la permanenza dei giovani nei loro territori di origine e garantendo loro una prospettiva concreta di futuro.

Non possiamo più permetterci di sprecare questa opportunità. Serve un piano strategico nazionale che trasformi la cultura in un asset economico, riconoscendo ai beni culturali il valore che meritano. Se l’Italia vuole davvero essere il paese della bellezza, deve iniziare a dimostrarlo con i fatti.





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