Pagamenti agricoli, aziende in ginocchio


È critica la situazione del comparto agricolo in Sardegna a causa dei ritardi nelle erogazioni alle imprese, a denunciarlo con forza è Confagricoltura Sardegna nelle figure nelle figure di Giuseppe Demelas, direttore della sede provinciale Nuoro-Ogliastra e Michele Ena, presidente della sede provinciale e vice presidente regionale.

La recente convocazione del cosiddetto Tavolo verde da parte dell’assessore regionale all’Agricltura Gian Franco Satta – presenti le organizzazioni professionali agricole, la direttrice dell’agenzia Laore, Maria Ibba e il direttore di Argea, Gianni Ibba – non ha contribuito a calmare le acque. «A fronte degli annunci sui pagamenti effettuati, infatti – afferma Ena – la Regione non considera le difficoltà che gli agricoltori stanno affrontando per ottenere i premi comunitari».

Durante il tavolo, l’agenzia Laore ha offerto un quadro sull’avanzamento della spesa relativamente alle misure di aiuto e indennizzo, finanziate con risorse nazionali e regionali: per la Blue tongue per le annualità 2022 e 2023, nei mesi scorsi sono stati pubblicati gli avvisi e attualmente è in corso il pagamento dell’indennizzo relativo alla prima annualità. Anche per quanto riguarda la Blue tongue 2024, l’agenzia prevede di avviare le procedure nei prossimi mesi una volta che la Giunta avrà stabilito i criteri.

Il vero nodo è per un altro: l’andamento lento della spesa a valere sulle risorse comunitarie della Pac (politica agricola comune) e sulle misure di investimento del Programma di Sviluppo Rurale (Psr). All’origine dei ritardi l’applicazione del nuovo fascicolo aziendale e del Piano di coltivazione grafico compilato sulla base della nuova Carta dei Suoli nazionale. Questa, in particolare, ricostruita attraverso il satellite e integrata con l’Intelligenza artificiale ha trasformato molte superfici storicamente considerate pascolo in tara, cioè ineleggibili. 

«Il problema principale – spiega Giuseppe Demelas – è che il nuovo software non è adatto al territorio sardo, con le sue peculiarità e la sua complessa realtà agro-pastorale. Non riconosce correttamente le superfici agricole, come i pascoli tradizionali, la macchia, i boschi e i frutteti, e questo impedisce agli agricoltori di ricevere i premi comunitari». 

In particolare «il bosco per noi è una pluririsorsa – sottolinea Michele Ena -, ha funzione pascolativa, consente una rendita con l’utilizzo del legnatico, inoltre è fondamentale nel contrasto al dissesto idrogeologico oltre che alla produzione di ossigeno. Non riconoscerlo come tale può portare alcuni agricoltori a cercare di eliminare i boschi dalle loro aziende, con conseguenze negative per l’ambiente e per la biodiversità». 

La questione paradossale però è la difficoltà a gestire i fascicoli aziendali a causa del software che non funziona. Occorre tornare un po’ indietro nel tempo, da quando – con Argea – la Sardegna è divenuta organismo pagatore: «Si è scelto di abbandonare Agea (l’Agenzia nazionale ndr) perché, si diceva, era inefficiente. Si crea Argea ma senza un software regionale per cui siamo costretti ad utilizzare quello di Agea. Si tratta di un programma creato da Leonardo (società che si occupa di difesa, aerospazio e sicurezza) con investimenti da centinaia di milioni di euro ma costruito sulle caratteristiche di regioni diverse dalla nostra. Il programma informatico è molto complesso e crea problemi sia per gli agricoltori che per gli istruttori. In definitiva gli agricoltori hanno difficoltà a compilare le domande e a ottenere i pagamenti, mentre gli istruttori non hanno le linee guida necessarie per interpretare le informazioni fornite dal software». La situazione è aggravata «dalla mancanza di comunicazione e di supporto da parte della Regione Sardegna, che al momento sembra non essere in grado di risolvere queste criticità». Intanto, in provincia di Nuoro, il valore pagato rispetto a quello richiesto e atteso, è appena del 30%.

Oltre il danno la beffa: la mancata spesa dei fondi comunitari, su cui l’Isola è storicamente indietro, comporta la restituzione di decine di milioni all’Unione europea. «Questo costringerebbe la Regione a coprire gli impegni di spesa assunti verso le aziende con fondi di bilancio che verrebbero sottratti ad altri importanti settori – dice ancora Ena -. L’esposizione finanziaria delle aziende agricole, intanto, è sempre più preoccupante e necessita di risposte urgenti». 



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