«Il nostro obiettivo è arrivare a tassi zero/zero tra Usa e Ue», scandisce Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier (ieri a Caserta in occasione del vertice Italia-Olanda).
Ministro, ma avere “zero tassi” fra Usa e Ue è un risultato che al momento sembra difficile da raggiungere…
«Dobbiamo continuare a lavorare per trovare un accordo con gli Stati Uniti ed evitare di impantanarci in una guerra commerciale. Ecco perché avevo chiesto un rinvio delle liste dei dazi Ue da aumentare su alcuni prodotti di importazione americana».
Contro-dazi che invece partiranno il 15 aprile. Nel frattempo cosa succederà?
«Ci sono due liste distinte di prodotti, la seconda partirà a metà maggio. Nel frattempo manteniamo aperto un canale di dialogo».
La visita del premier Giorgia Meloni negli Usa potrà sciogliere i nodi che stanno imbrigliando i rapporti commerciali tra Usa e Ue?
«Certamente l’azione del presidente del Consiglio italiano potrà spingere Trump a rivedere alcune sue posizioni. Il compito che può svolgere l’Italia è quello di facilitatore di un accordo e a beneficiarne sarà l’intera Europa perché su questo terreno non sono ammesse trattative separate ma l’Ue dovrà parlare con una sola voce».
Eppure sul versante dei possibili rimedi l’Europa si sta muovendo in ordine sparso, a cominciare dal modello Spagna che ha previsto 14 miliardi di contributi da parte del governo alle imprese in difficoltà…
«Non credo sia una strada percorribile, meglio pensare ad altre forme di intervento sulle quali stiamo già lavorando».
E, allora, si ricorrerà a risorse del Pnrr?
«Può essere una soluzione, come pure attingere a fondi europei non spesi. Ieri il Governo ha incontrato le imprese e ne ha raccolto indicazioni e suggerimenti. Potremo anche incentivare sostegni da parte di Ice, Sace e Simest per accelerare le internazionalizzazioni e le esportazioni per le imprese che ne avessero necessità».
Siete preoccupati?
«Preferisco “occuparmi” piuttosto che “preoccuparmi”: bisogna evitare l’escalation sui dazi con una risposta europea che sarà proporzionata ed equilibrata, una risposta comune con approccio pragmatico per un dialogo costruttivo».
Ieri le Borse, con un piccolo rimbalzo, sembrano aver cominciato a cogliere alcuni segnali dopo il crollo di lunedì. Come giudica questo atteggiamento?
«Come Governo stiamo facendo tutto il necessario per trasmettere serenità a imprese e mercati. Ma devo dire anche che l’Italia sta già guardando, sotto il profilo delle esportazioni, a mercati alternativi come Turchia, Messico, Canada, Paesi del Golfo, Asia centrale, America dl Sud. Questa settimana ad esempio partirò per India e Giappone».
Sul Mercosur il governo ha però tirato il freno, non è così?
«Siamo pronti a sostenere l’accordo già finalizzato dalla Ue. Abbiamo una richiesta di tutela di alcune imprese, di alcuni produttori agricoli e allevatori, ma credo che la Ue possa trovare delle formule per risolvere questi problemi. Allo stesso tempo non dobbiamo smettere di guardare al nostro mercato interno europeo, rafforzandolo ulteriormente. E per farlo bisogna accelerare sulla riduzione del numero eccessivo di regole. Ho sempre detto che per ogni nuova norma creata dalla Ue bisogna cancellarne due: questo per permettere alle imprese italiane ed europee di lavorare meglio, più velocemente e con minori carichi burocratici».
Qual è il messaggio da inviare alle imprese che promuovono il Made in Italy?
«Noi non dobbiamo premiare le imprese che delocalizzano, ma quelle che internazionalizzano. Il mio messaggio è di rimanere radicati nel nostro paese e aprirsi all’export, internazionalizzarsi. Bisogna continuare a produrre in Italia puntando sull’export: le aziende si devono internazionalizzare, possono aumentare gli investimenti all’estero».
La Bce dovrebbe svalutare l’euro rispetto al dollaro?
«La Bce farà le sue valutazioni, l’importante è che non aumenti il costo del denaro».
Considera percorribile la strada di aumentare in Europa la tassazione sulle Big Tech americane?
«Questo è un tema che resta sul tavolo, ma non è il momento di andare allo scontro con gli Usa».
Teme sussulti nel governo dopo il pressing di Salvini che mira al Viminale?
«Piantedosi è un ottimo ministro, la squadra di governo è forte e coesa e le forze di maggioranza, pur con le loro naturali differenze, lavorano per garantire stabilità fino alla fine della legislatura. Se saremo capaci potremo governare insieme anche nella prossima legislatura. Andremo uniti anche alle prossime elezioni regionali, semmai il problema delle alleanze e della omogeneità della coalizione lo hanno gli altri. Non noi».
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