La missione della Regione Lazio a New York è avvenuta in una delle settimane più importanti e delicate nello scacchiere mondiale. Sul piano politico, economico, finanziario: la “guerra” dei dazi. Francesco Rocca e Roberta Angelilli hanno lanciato dei messaggi forti. Il Sistema Regione ha raggiunto dei risultati. C’è un elemento, su tutti, che va sottolineato: le istituzioni possono e debbono sostenere le imprese. Come ha fatto la Regione. Perché alla fine la “mission” nella Grande Mela ha fatto emergere soprattutto questo. Come ha sottolineato il Governatore: «Ma è proprio in questi momenti che dobbiamo far sentire più forte la presenza delle istituzioni alle nostre aziende, guardando al futuro con fiducia, perché non esistono dazi e tariffe sulle idee e la creatività, in cui eccelliamo da sempre».
Il filo conduttore è stato questo. Poi naturalmente i progetti vanno declinati nella concretezza, attraverso i bandi, i finanziamenti, le competenze, le procedure. Rimanendo sintonizzati sulle frequenze di una realtà nella quale la digitalizzazione e l’innovazione sono fondamentali. Anzi, irrinunciabili. In questo senso la giornata che si è snodata alla Civic Hall è stata fruttuosa e anche altamente simbolica. Parliamo di uno spazio dedicato all’innovazione civica e tecnologica, pensato per favorire l’incontro tra sviluppatori, imprenditori, attivisti e istituzioni, con l’obiettivo di trovare soluzioni condivise alle sfide urbane e sociali attraverso l’uso della tecnologia. In quel contesto le aziende laziali hanno potuto presentarsi e stringere relazioni strategiche con partner americani. Il futuro è questo: relazioni, visioni, progetti, competenze.
Comune capoluogo: quelle strane sottovalutazioni
Premessa obbligatoria per l’intero ragionamento: l’Amministrazione Mastrangeli concluderà la consiliatura e l’approvazione del bilancio ha dimostrato ancora una volta due cose. La prima: il Sindaco continua ad avere i numeri. La seconda: le opposizioni non hanno la forza per una spallata. Ma detto questo, sul piano politico il Comune di Frosinone è un’anomalia assoluta. Il centrodestra è spaccato profondamente. Forza Italia non rientrerà in maggioranza perché le sue indicazioni (azzeramento e verifica) non sono state prese in considerazione. Punto. Fratelli d’Italia, come anticipato al congresso cittadino, ha iniziato una stagione nuova, caratterizzata dalla richiesta di cambiare alcuni aspetti del Piano urbano della mobilità: Brt, parcheggi, assetto futuro di piazzale Kambo. Parliamo del “fulcro” del programma di Riccardo Mastrangeli. Aperture significative non sono arrivate e la sensazione è che inizierà una partita a scacchi nella quale la tentazione di allungare i tempi sarà fortissima. Lo schema Lega-liste civiche (punto di forza di Nicola Ottaviani per dieci anni) non è più da tempo maggioritario. Nel frattempo a sostenere Mastrangeli ci sono Andrea Turriziani (Lista Marini) e Claudio Caparrelli (Polo Civico). Mentre la Lista Marzi, che si è astenuta sul bilancio, non farà mancare il numero legale. Quanto al centrosinistra, è lacerato da tredici anni e nulla è stato fatto per ricomporre davvero la coalizione. Nel 2027 si andrà in ordine sparso, con molti candidati a sindaco, con tante liste civiche trasversali e con un quadro estremamente spezzettato. In teoria soltanto un intervento dei livelli regionali dei partiti potrebbe (forse) cambiare la situazione. Ma la realtà è che nessuno ha mai preso l’iniziativa o posto il problema sui tavoli che contano davvero. Non Fratelli d’Italia, non Forza Italia, non la Lega, non il Pd. Delle due l’una: o il Comune di Frosinone non ha alcun peso politico nello scacchiere regionale oppure per i leader rappresenta una “casella” minore. E quindi sacrificabile. Tertium non datur. Ma c’è uno scenario da considerare. Questo: se nel Comune capoluogo ogni partito balla da solo, a livello provinciale chiunque si sente autorizzato a fare altrettanto. Nell’ambito di un “tana libera tutti” che probabilmente fa perfino comodo ai “padroni del vapore”.
Mozione di sfiducia senza sorprese a Boville Ernica
Risultato già scritto prima ancora di iniziare il dibattito. A Boville Enrica venerdì sera è stata approvata la mozione di sfiducia al sindaco Enzo Perciballi, giunto quasi alla metà del secondo mandato. Otto i voti favorevoli, uno in più rispetto a quelli che avevano presentato il documento. Nessuno si è sottratto però. Il primo cittadino poteva effettuare un passo indietro strategico e avere altri venti giorni per cercare di ricucire gli strappi. I sette consiglieri potevano rassegnare le dimissioni di massa. Invece l’atto finale è stato scritto in consiglio comunale. Un elemento da sottolineare. Per il resto, ancora una volta emerge la mancanza di condivisione politica. A Perciballi è stato rimproverato questo da chi lo ha sfiduciato. Nessuno può farcela da solo.
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