È fondatrice di Zefi.Ai, una realtà specializzata nei prodotti digitali. «Ma io e i miei colleghi non avevamo mai pensato di creare un’azienda»
Aurora Maggio, originaria di Lecce, specializzata in computational architecture, a 29 anni è rientrata nella classifica dei giovani under 30 2025 di Forbes Italia, categoria Technology. La salentina, da marzo 2023, è ceo e co-founder (insieme a Daniele Borlizzi, Leonardo Vezzati, Nicola Sebastianelli e Alexandros Fokianos) di Zefi.Ai, una startup nata per «creare un futuro migliore per il mondo del lavoro, cambiando il modo in cui i prodotti digitali vengono costruiti». Due anni fa, a formare il team erano in cinque; oggi i membri sono raddoppiati – tutti dai 25 ai 31 anni – e il progetto è di espandersi ancora. Da Puglia, Marche, Lazio ed Emilia Romagna, adesso lavorano tutti nella sede di Milano e prevedono di aprirne una seconda a Barcellona.
Come nasce l’idea della startup?
«Noi cinque ci conoscevamo già ma, venendo da contesti diversi, a nessuno era venuto in mente di fondare un’azienda. Senza saperlo, ci siamo ritrovati a “Vento Ventures” a Torino e abbiamo iniziato a lavorare insieme. Eravamo tutti appassionati di product management: siamo partiti da lì e poi abbiamo pensato a come unire business e sviluppo del prodotto digitale».
In cosa consiste?
«Noi ascoltiamo la voce dei clienti delle aziende e diciamo loro quali sono i problemi principali, le richieste più frequenti, a quali aspetti dare priorità: disegniamo la soluzione. Capire la voce dei clienti non è utile solo alle aziende, ma anche a chi si occupa di customer experience e di servizi».
Perché Zefi?
«Avendo partecipato al venture builder “Vento”, abbiamo pensato a Zefiro, figlio di Astreo e di Eos. Ci piace l’idea di portare qualcosa all’interno di un’azienda quando entriamo, come la voce dei clienti a cui prestare attenzione e che muove il cambiamento».
Quanto è importante l’aggiornamento costante?
«Tanto, ormai si muove tutto velocemente ed essendo una soluzione software non ci sono vincoli territoriali. Chiunque può entrare nel mercato con facilità: bisogna rimanere competitivi, avere una buona offerta, integrare subito le nuove tecnologie, senza creare un sistema troppo complesso. L’equilibrio oscilla sempre tra aggiungere nuove possibilità al prodotto e mantenerlo fruibile».
Vi aspettavate che potesse andare così bene?
«Ci speravamo! Siamo tutti molto ambiziosi, ma la sicurezza non c’è mai. Quello di Forbes è un bellissimo riconoscimento. Per noi l’obiettivo è sempre andare oltre. Siamo persone che vogliono tutto subito, ma abbiamo pazienza».
Qual è il trucco?
«Sicuramente tanta flessibilità: le startup si muovono rapidamente, bisogna essere pronti a cambiare piani e priorità. Poi la determinazione. I nostri obiettivi sono abbastanza impegnativi. Per noi, la cosa più importante è imparare in fretta e mettersi in gioco».
Quali i progetti futuri?
«Ci impegniamo a essere internazionali. L’apertura della sede a Barcellona su cui stiamo lavorando permetterebbe di aprirsi al mercato spagnolo. Per adesso la maggior parte dei clienti sono in Italia, poi ne abbiamo uno in Germania e negli Stati Uniti. In più, vorremmo espandere il team».
Fino a oggi qual è stato il momento di più grande soddisfazione?
«Sicuramente vedere l’impatto concreto del nostro lavoro: la riduzione del tasso di abbandono, l’innalzamento del livello di soddisfazione. È bello quando i clienti hanno una necessità e noi sappiamo di poter dare una mano: siamo utili, stiamo facendo qualcosa di buono».
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