«La Greater Bay Area rappresenta un’opportunità straordinaria per le pmi italiane per entrare in un ecosistema di innovazione di livello mondiale, sviluppare tecnologie all’avanguardia ed espandere la propria presenza globale».
L’ex ministro del Tesoro italiano, Giovanni Tria, è stato molto netto nelle conclusioni del discorso con cui ha aperto il dibattito sulla giornata di studio organizzata dalla Camera di commercio italiana in Cina, il 29 marzo scorso, a Guangzhou.
Presente l’ambasciatore italiano a Pechino, Massimo Ambrosetti, e Wang Hongjian, autorità del China council for the promotion of the international trade del Guangdong, la conferenza, a cui ha preso parte anche un altro ex ministro italiano, Enrico Giovannini, ha ruotato intorno al tema “Affari e innovazione nella Greater Bay Area per le pmi europee”.
I loro interventi hanno preparato il terreno al dibattito stimolante sulle strategie aziendali, l’innovazione, la trasformazione digitale e la finanza verde, al quale hanno contribuito aziende leader con una consolidata esperienza in Cina, quali Piaggio, Veronafiere, Luxottica e STMicroelectronics.
La Greater Bay Area è una regione che comprende nove città della provincia del Guangdong, insieme a Hong Kong e Macao, e non è solo un insieme di centri urbani, ma un ecosistema dinamico e innovativo che svolge un ruolo fondamentale nella trasformazione economica della Cina, ha ricordato Lorenzo Riccardi, presidente della Camera di commercio italiana in Cina in apertura dell’evento.
«Quindi non è solo un mercato per i prodotti, ma anche un centro di ricerca e sviluppo. La regione ospita alcuni dei parchi dell’innovazione e dei cluster industriali più prestigiosi al mondo. Grazie a questo forte orientamento alla R&S, le pmi italiane possono accedere alle risorse locali per sviluppare prodotti e servizi di nuova generazione», ha sottolineato l’ex ministro Tria.
«Stabilendo una presenza nella GBA, le PMI italiane possono accedere a tecnologie all’avanguardia e collaborare su iniziative di R&S. Le università cinesi, i giganti della tecnologia e i laboratori di innovazione sono all’avanguardia nello sviluppo di intelligenza artificiale, blockchain, energie pulite e veicoli autonomi. Collaborando con queste realtà, le PMI italiane possono non solo introdurre le proprie innovazioni, ma anche migliorare la loro offerta di prodotti con le tecnologie cinesi più avanzate», ha continuato Tria, invitando autorità e associazioni imprenditoriali italiane a fare uno sforzo per aumentare le informazioni e la conoscenza, specialmente in Italia, sulle opportunità offerte dalle Zone di Libero Scambio cinesi e sulle procedure per beneficiarne.
«Nel momento in cui le pmi italiane valutano investimenti nella GBA, il sistema finanziario e bancario italiano dovrebbe svolgere un ruolo più forte nel facilitare queste iniziative. Il settore finanziario italiano può e deve offrire un supporto cruciale alle pmi che desiderano espandersi all’estero, specialmente in mercati complessi e in rapida evoluzione come quello cinese», ha specificato Tria, auspicando che il sistema bancario italiano rilanci la sua presenza in Cina, sostenendo così il ruolo fondamentale svolto da SACE.
E sarebbe altrettanto importante che sia Ice che la Camere di commercio italiana in Cinaraddoppiasseroi gli sforzi per fornire informazioni accurate, trasparenti e aggiornate sul contesto imprenditoriale locale e sui potenziali partner in Cina.Sebbene la GBA sia un importante hub per le attività economiche, accedere a informazioni affidabili sulle aziende cinesi e sulle loro capacità può essere difficile, soprattutto per le pmi meno esperte del contesto locale.
«Piattaforme business-to-business e incubatori di innovazione nella GBA, così come il supporto di database forniti da agenzie di rating private, potrebbero fornire informazioni essenziali» ha insistito ancora Tria.
D’altra parte lo sforzo per aprire il contesto operativo cinese alle aziende italiane non può prescindere dal momento di incertezza che i mercati stanno attraversando, causa i dazi imposti da Trump, che potrebbero portare a un rafforzamento delle relazioni tra i Paesi colpiti da queste misure.
«La mia opinione personale, tuttavia, è che la risposta alle politiche protezionistiche basate sull’aumento dei dazi – che sono tasse sulle importazioni – non debba essere una politica di ritorsione con l’imposizione di ulteriori dazi da parte dell’Europa, perché i dazi danneggiano principalmente i Paesi che li impongono», ha osservato Tria, «ritengo che la risposta europea debba invece essere quella di aprirsi maggiormente ad altri mercati in termini di libero scambio, non solo di beni e servizi, ma soprattutto di flussi di investimenti e scambi legati alla tecnologia e alla ricerca.
In sintesi, auspico che l’Europa, e quindi l’Italia, acceleri il rafforzamento delle relazioni economiche con la Cina, dopo un periodo negativo in cui le misure protezionistiche si sono moltiplicate in tutto il mondo, per vari motivi. Spero, ad esempio, che l’Europa e la Cina possano riprendere l’Accordo Globale sugli Investimenti, concordato in linea di principio alcuni anni fa e poi sospeso a causa di incomprensioni geopolitiche», ha concluso l’ex ministro.
CICC e ICCHK nell’occasione del forum hanno firmato un MOU per rafforzare le opportunità commerciali bilaterali e hanno formalizzato il loro impegno a potenziare il commercio e gli investimenti transfrontalieri con la firma di un Memorandum d’Intesa. Questo accordo strategico mira a promuovere una collaborazione più profonda tra Italia e Cina, in particolare nella GBA, sfruttando i punti di forza dell’Italia nell’innovazione e nel design insieme alla dinamicità del mercato cinese.
Il MOU prevede iniziative chiave come eventi di networking per le imprese, programmi di formazione su strategie di mercato e sostenibilità, e sforzi congiunti per creare piattaforme che facilitino il commercio e gli investimenti. (riproduzione riservata)
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